La trasformazione digitale impone alle persone e alle organizzazioni di riflettere sul senso di ciò che fanno.
Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale
Come ho scritto in questo articolo dell’anno scorso, la trasformazione digitale rappresenta un processo che sta rivoluzionando il modo in cui le aziende operano, interagiscono con i clienti e gestiscono le loro attività. Grazie alla tecnologia digitale, le aziende possono migliorare la loro efficienza operativa, aumentare la produttività, ridurre i costi e offrire una migliore esperienza ai propri clienti.
I dati delle ricerche in questo senso parlano chiaro e dimostrano che la trasformazione digitale è una strategia essenziale per rimanere competitivi nel mercato attuale.
- Secondo uno studio condotto da Accenture (“Digital Disruption: The Growth Multiplier”), le aziende che abbracciano la trasformazione digitale possono aumentare il loro fatturato del 9% e i loro profitti del 26%.
- Un’altra indagine condotta da Deloitte (“The Digital Supply Chain: Creating a Smarter, More Connected Enterprise”) ha rivelato che le aziende che hanno investito nella trasformazione digitale hanno registrato un aumento del 60% della produttività e una riduzione del 50% dei costi operativi.
Per questo motivo, ho deciso di contattare Vayla Pergolini, che da anni aiuta le aziende nella fase di efficientamento dei processi aziendali, affinché ci raccontasse la sua esperienza e i progetti che ha in atto.
Ciao Vayla, grazie per aver accettato questa intervista. Vuoi parlarci un po' di te?
Ciao Gian Maria, ti ringrazio innanzitutto per avermi offerto questa bella opportunità. È per me un vero piacere condividere la mia esperienza con te e i tuoi lettori. Da oltre 20 anni mi occupo di attività e relazioni commerciali con le aziende. Ho trascorso i miei ultimi 12 anni lavorativi nel settore della localizzazione, ambito estremamente trasversale che mi ha dato modo di frequentare tantissime realtà manifatturiere, piccole, medie e grandi, di tantissimi settori, di tutto il centro nord est e nord ovest del nostro paese. Ad un certo punto, complice anche la pandemia di COVID-19, ho deciso di lanciarmi in un progetto imprenditoriale (che ora, dopo 2 anni di attività, è finalmente diventato realtà!) che avevo in testa da oltre 8 anni. Frequentando realtà complementari a quella della localizzazione, mi ero reso conto di quanto l’attività che stavo seguendo era solo una piccola parte di un processo ben più ampio e di quanto la tecnologia potesse contribuire a snellire molti dei processi oggi manuali. Inoltre, grazie ad un percorso di crescita personale, che anche in questo caso avevo in atto da un po’ di tempo, ho capito quanto fosse per me importante dare un contributo a livello ambientale e sociale.
Sei il fondatore del progetto Planet. Di cosa si tratta?
Planet è un network di società collegate tra di loro che operano in modo sinergico verso un obiettivo principale: aiutare le aziende a fare un percorso di evoluzione digitale in un’ottica di sostenibilità ambientale e benessere collettivo.
L’idea che sta alla base di Planet è che unendo le punte di diamante di tante società specializzate nel loro ambito specifico verticale, che convergono verso degli obiettivi comuni e condivisi, si possono ottenere delle soluzioni di livello altissimo estremamente personalizzate.
Planet, assieme ai suoi partner, opera trasversalmente negli uffici tecnici, marketing e commerciali per aiutarli a fare di più con meno grazie ad automatismi che possono essere messi in campo grazie alla tecnologia. Ecco che di conseguenza si riducono inefficienze (e quindi sprechi di tempo e risorse) nei processi aziendali che invece purtroppo oggi ci sono ancora in abbondanza.
La trasformazione digitale è diventata mainstream nella maggior parte delle grandi aziende, si parla da tempo di Industria 4.0. Tuttavia nelle aziende di piccole-medie dimensioni ci sono ancora delle resistenze. Qual è il tuo punto di vista?
Penso che ci sia veramente ancora tanto da fare, soprattutto per quanto riguarda i processi aziendali. L’industria 4.0 ha avuto molto a che fare con l’automatizzazione dei processi produttivi mentre l’efficientamento dei processi aziendali, salvo i principali, è a mio avviso ancora molto indietro, soprattutto nelle aziende più piccole, ma non solo, oserei dire.
Cosa può fare un’azienda di queste dimensioni per implementarla?
Beh, innanzitutto ci vuole la giusta mentalità da parte dei piani alti. È infatti fondamentale che i vertici aziendali comprendano che oggi è necessario avvicinarsi a queste tematiche e non ignorarle, come si è fatto sinora. I vertici delle aziende più lungimiranti hanno già da tempo iniziato a rendersene conto e ad applicarle di conseguenza. Il nostro approccio comunque è quello dei piccoli passi. A mano a mano che si vedono i risultati è più facile poi andare avanti. Spesso partiamo da dei semplici workshop di qualche ora per mappare le esigenze principali e per definire i contorni del progetto in modo più preciso. Sono della filosofia piccola spesa massima resa.
Credo che ci sia anche bisogno di maggiore informazione. Nel mio piccolo, è quello che cerco di fare con il mio blog.
Esatto. Spesso infatti c’è l’errata percezione che siano attività di difficile implementazione o troppo costose.
Quali sono i settori di applicazione?
Sono soprattutto i settori in cui i prodotti sono tanti e/o hanno tante informazioni, con molte configurazioni in continua evoluzione e i dati tecnici devono essere costantemente allineati in tutti i supporti, cartacei e digitali, in molte lingue. Praticamente, a mio avviso, quasi tutti i settori manifatturieri. L’applicazione di queste logiche ci sta dando grandi soddisfazioni, visti i risultati che stanno ottenendo, in particolare nei settori HVAC-R, machinery, domotica e apparecchiature elettroniche in genere, elettrodomestici per la ristorazione professionale e per la casa, arredamento e illuminazione, chimico e abbigliamento.
Una delle azioni di intervento di Planet è la DAO. Di cosa si tratta?
Per DAO, che sta per Documentazione Aziendale Ottimale, si intende la realizzazione di documentazione tecnica e marketing-commerciale intelligente, che si può creare ed aggiornare facilmente sia per quanto riguarda i supporti cartacei che per quelli digitali, in tutte le lingue gestite. Ci sono varie modalità per arrivare a questo obiettivo. Questo della DAO è relativo alla realizzazione e alla gestione in outsourcing, tramite InDesign spinto all’ennesima potenza, grazie ad una formazione dedicata e ad una serie di tool realizzati dai nostri partner (che possono anche essere acquistati), e/o tramite PIM (Product Information Manager) utilizzati, sempre in outsourcing, dai nostri partner.
Più efficienza, minori costi per l’azienda e quindi migliore produttività. Ma anche vantaggi dal punto di vista della sostenibilità e del benessere collettivo, giusto?
Direi proprio di sì. Pensa ad esempio a cosa voglia dire gestire in modo manuale, spesso con il “copia-incolla”, diverse decine se non centinaia di manuali di prodotto nelle varie lingue e varianti e/o cataloghi, schede tecniche e listini di centinaia/migliaia di pagine nelle varie lingue. Normalmente sono attività che impiegano molti mesi, con un elevato rischio di errore e dei costi altissimi, per non parlare del rischio di arrivare lunghi con i tempi (e magari alle notti insonni che tocca passare). Automatizzare tutto questo vuol dire fare con un tempo infinitesimamente inferiore (si parla di ore/settimane non più di molti mesi) le operazioni di creazione ed aggiornamento, azzerando i rischi di errore facendo un saving importante di ore uomo (e aver così modo di fare attività di maggior valore, con conseguente maggior benessere delle persone), di energia elettrica, di carta (dato che spesso si è costretti a ristampare copie contenenti errori e grazie alla digitalizzazione agevole dei documenti) ecc.
Puoi farci un esempio reale di come Planet ha aiutato l’evoluzione digitale di un’azienda?
Certamente. Da qualche tempo abbiamo iniziato a lavorare con Ariston Group SpA. A suo tempo lavoravano con una realtà locale che creava e aggiornava “a mano” la manualistica dei loro prodotti in InDesign. Da quando abbiamo iniziato la collaborazione abbiamo iniziato a portare, per conto loro, i manuali su base dati organizzata PIM. Oggi siamo nella condizione in cui gli oltre 350 manuali gestiti nelle diverse varianti e nei loro numerosi brand, nelle oltre 21 lingue, per oltre 30.000 pagine complessive sono gestiti per conto loro tramite un unico database. Ogni modifica trasversale ed aggiornamento che siamo chiamati a fare è riflessa in modo puntuale nei manuali dove la modifica deve essere inserita. Direi un bel traguardo, senza dover investire in tecnologia da parte loro, che dici?
Oppure, nel caso di Clivet SpA, che doveva aggiornare costantemente (con grande fatica e costi) la manualistica in lingua estera e i dati contenuti all’interno dei loro bollettini tecnici nelle varie lingue estere. Oggi ha la possibilità di gestire in autonomia, tramite i tool per InDesign dei quali ho parlato prima (DocuLang), di estrarre solo i testi da tradurre e, una volta tradotti di reinserirli automaticamente nei loro impaginati e di aggiornare con un click i dati tramite file Excel estratti dai loro gestionali (DocuPage). Anche in questo caso non male eh?
E tutto questo grazie a dei semplici, economici e vantaggiosi passaggi che permetterano loro in futuro di beneficiare di sempre maggiori automatismi e saving nel tempo.
Ottimo, Vayla. È stata un'intervista molto interessante. E spero che aggiunga un altro piccolo tassello nel processo della evoluzione digitale delle aziende.
Grazie a te, Gian Maria. Mi ha fatto molto piacere e spero anch’io che possa essere un contributo all’innovazione dei processi aziendali in chiave più sostenibile.
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