Internet è il posto dove qualunque mona scrive per l'universo.
Marco Paolini
Il mio amico Mauro mi muove spesso questa critica: “i tuoi articoli sono troppo lunghi. Ma chi ha voglia di leggere così tanto oggi?”. Solitamente, gli rispondo che è lui non a essere abituato a leggere. Devo ammettere, però, che la domanda mi ha fatto riflettere. Ha ragione? Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra correre a velocità folle: scrolliamo i social, leggiamo titoli al volo, guardiamo video di pochi secondi. Insomma, i contenuti brevi – che siano tweet, reel o post sintetici – sembrano dominare la scena.
Eppure, mi chiedo: è davvero sufficiente tutto questo? Certo, un contenuto breve può catturare l’attenzione, ma riesce davvero a spiegare qualcosa fino in fondo? Quando vogliamo capire un argomento complesso, una notizia importante o una storia che ci appassiona, possiamo davvero accontentarci di poche righe?
Forse la domanda da porsi non è solo “la gente ha tempo di leggere?”, ma anche: la gente ha bisogno di leggere di più? La brevità è sempre una virtù oppure c’è ancora spazio – e necessità – per long-form content, cioè articoli lunghi, dettagliati e ricchi di significato? Questo è ciò che voglio esplorare oggi in questo (lungo) articolo che probabilmente Mauro non leggerà.
Brevità vs. approfondimento: due facce della stessa medaglia
Quando si parla di articoli, spesso si tende a mettere i contenuti brevi e quelli lunghi in competizione, come se uno fosse intrinsecamente migliore dell’altro. In realtà, non è così: i contenuti brevi e quelli lunghi servono a scopi diversi e soddisfano bisogni altrettanto diversi.
I contenuti brevi sono perfetti per un’informazione rapida. Ti tengono aggiornato, sono ideali per chi ha poco tempo e funzionano benissimo come introduzione a un argomento. Pensa a un tweet o a un titolo su un giornale: in poche parole ti dicono che qualcosa è successo. Lo stesso vale per un post su Instagram o un video di pochi secondi su TikTok. Sono contenuti immediati, veloci e spesso progettati per attirare l’attenzione o intrattenerti. L’altra faccia della medaglia è che spesso sono ingannevoli e molto efficaci a diffondere fake news.
Ma cosa succede quando vuoi capire di più? Quando un tema è complesso o merita un’analisi approfondita, i contenuti brevi non bastano. È qui che entra in gioco il long-form content. Un testo dettagliato ti permette di andare oltre la superficie, di esplorare il perché e il come di ciò che è accaduto. Ti dà contesto, ti offre più punti di vista, ti aiuta a riflettere.
Facciamo un esempio pratico: immagina di leggere un tweet che dice “Oggi crollo della borsa: perdite record”. Bene, ora sai che è accaduto qualcosa. Ma cosa ha causato il crollo? Quali saranno le conseguenze? È qualcosa che potrebbe avere un impatto anche su di te? Per rispondere a queste domande, hai bisogno di un articolo lungo e ben scritto, che analizzi i dati, raccolga opinioni di esperti e ti racconti tutta la storia.
In sintesi, i contenuti brevi e lunghi non si escludono a vicenda. Sono due strumenti diversi, ciascuno con il suo valore. Il segreto è capire quale usare a seconda del contesto e dell’obiettivo.
Il valore aggiunto del long-form content
Scrivere (e leggere) articoli lunghi può sembrare fuori moda nell’epoca della velocità, ma è proprio la loro capacità di andare oltre la superficie che li rende così preziosi. Un long-form content non è una masturbazione letteraria dell’autore, ma il desiderio di approfondire un argomento, costruire fiducia e coinvolgere il lettore in un modo che i contenuti brevi difficilmente possono eguagliare.
1. Approfondimento e contesto
Un articolo lungo ti dà la possibilità di esplorare un argomento da ogni prospettiva, scavando nei dettagli e offrendo al lettore una visione più completa. Non si tratta solo di dire “cosa” è successo, ma anche di spiegare il “perché” e il “come”. Questo tipo di contenuto aiuta il lettore a collegare i puntini e a capire il quadro generale, cosa che un post breve o un titolo non possono fare.
Ad esempio, se parli di una crisi economica, un articolo lungo può esplorarne le cause storiche, le implicazioni per le persone comuni, le opinioni di esperti e possibili soluzioni. È come guidare il lettore in un viaggio, in cui ogni paragrafo aggiunge un nuovo tassello al puzzle.
2. Autorevolezza
Un testo lungo e ben scritto dimostra competenza e preparazione. Quando dedichi tempo a raccogliere informazioni, analizzare i fatti e presentare un argomento in modo approfondito, trasmetti ai tuoi lettori un messaggio chiaro: sei un autore che conosce il suo campo e che si impegna a offrire contenuti di valore. Pubblicare un articolo ogni settimana, come faccio io, richiede una certa quantità di tempo dedicata alla ricerca e alla lettura di altri contenuti.
Questo aumenta la fiducia del lettore. Non stai solo lanciando un’idea a caso o cercando di attirare attenzione con una frase ad effetto, ma stai costruendo qualcosa di solido. E quando i lettori percepiscono questa autorevolezza, sono più propensi a tornare per leggere altri tuoi contenuti.
3. Riflessione e immersione
Un long-form content non è solo uno strumento informativo, ma anche un’occasione per il lettore di immergersi in un argomento e prendersi il tempo di riflettere. È come una pausa in un mondo frenetico, dove tutto scorre troppo velocemente. Leggere un testo ben strutturato e dettagliato permette di rallentare, di entrare davvero nel tema e di lasciarsi coinvolgere.
I contenuti brevi sono come uno snack (che spesso fa rima con junk food): veloci, pratici, soddisfano un bisogno immediato. Ma un articolo lungo è come un pasto completo. Entrambi hanno il loro momento, certo, ma se vuoi davvero saziarti – e magari anche provare qualcosa di nuovo e nutriente – scegli il secondo.
Perché questo valore è importante oggi?
In un’epoca in cui siamo bombardati da informazioni rapide, un long-form content rappresenta una rarità preziosa. Offre al lettore non solo conoscenza, ma anche un’esperienza più profonda e ricca. E per chi scrive, è un’opportunità per distinguersi, dimostrare passione e offrire qualcosa di unico.
In fondo, un articolo lungo non chiede solo di essere letto. Chiede di essere vissuto.
Per chi scrivere? Il pubblico conta
Non tutti i lettori vogliono contenuti brevi. È importante ricordare che il pubblico non è un’entità unica e uniforme: ci sono persone con esigenze, interessi e aspettative diverse. Questo significa che, mentre alcuni preferiscono leggere un post veloce o guardare un video di pochi secondi, altri cercano qualcosa di più: un contenuto che esplori davvero un tema, che dia risposte approfondite o che li aiuti a imparare qualcosa di nuovo.
Le nicchie che amano i contenuti lunghi
Ci sono lettori che non solo apprezzano, ma pretendono contenuti dettagliati. Pensa a professionisti, studenti, appassionati di un determinato argomento o chiunque stia cercando di approfondire un tema complesso. Per loro, un articolo lungo e ben scritto è una risorsa fondamentale. Non stanno cercando un riassunto superficiale, ma un’analisi che li aiuti a comprendere meglio.
Ad esempio, uno studente che prepara un esame o un professionista che deve prendere una decisione importante non si accontenta di poche righe. Vogliono dati, contesto, spiegazioni, esempi. E se il contenuto che trovano è utile, non solo lo leggeranno, ma condivideranno il tuo lavoro con altri che hanno le stesse necessità.
La qualità conta più della lunghezza
È vero che la lunghezza di un articolo può scoraggiare alcuni lettori, ma c’è una differenza fondamentale tra un testo lungo e uno ben scritto. Un articolo lungo ma noioso o disorganizzato rischia di perdere chiunque, mentre un articolo lungo ma interessante, ben strutturato e ricco di valore troverà sempre il suo pubblico.
Non si tratta quindi di scrivere tanto per scrivere, ma di offrire qualcosa che valga il tempo del lettore. Se riesci a coinvolgerlo, a rispondere alle sue domande e a stimolare la sua curiosità, il lettore rimarrà con te fino all’ultima riga.
Un esempio concreto
Immagina di voler capire come funziona il cambiamento climatico. Ti basta un articolo di 300 parole con una spiegazione generica e qualche frase d’effetto? Oppure preferiresti un contenuto più lungo, che includa dati, grafici, esempi concreti e un’analisi delle possibili soluzioni? La maggior parte delle persone, in questo caso, sceglierebbe il secondo, perché un tema così complesso richiede spazio per essere trattato in modo completo.
Conoscere il proprio pubblico
Il segreto è capire per chi si sta scrivendo. Se l’obiettivo è informare o educare, non si deve temere di approfondire. Anche se il pubblico è più ristretto, sarà composto da persone che apprezzano l’impegno e il valore offerto. E alla fine, non è meglio avere lettori davvero interessati piuttosto che tanti lettori distratti?
Scrivere articoli lunghi non significa piacere a tutti, ma significa connettersi con chi ha davvero bisogno di ciò che si ha da dire. E questo, alla fine, è ciò che conta di più.
Come rendere il long-form content più leggibile
Quando scrivo articoli lunghi, mi assicuro sempre che siano ben strutturati e facili da leggere. Non voglio che il lettore si senta sopraffatto, ma che trovi un testo scorrevole, coinvolgente e chiaro. Per questo, applico alcune strategie che aiutano a mantenere alta l’attenzione e a rendere la lettura un’esperienza piacevole.
Sottotitoli chiari per orientare la lettura
Ogni mio articolo è suddiviso in sezioni con sottotitoli ben definiti. Questo aiuta il lettore a capire subito di cosa parlerò in ogni parte e gli permette di scegliere su quali sezioni concentrarsi. I sottotitoli funzionano come una mappa che guida chi legge, rendendo il contenuto più accessibile e meno dispersivo.
Concetti chiave in punti elenco
Uso spesso punti elenco per mettere in evidenza le informazioni principali. Questo rende i miei articoli più leggibili, perché i concetti chiave sono immediatamente visibili. In questo modo, il lettore può memorizzare meglio i passaggi più importanti e non rischia di perdere il filo del discorso.
Esempi concreti per chiarire i concetti
Quando affronto un tema complesso, non mi limito a spiegare la teoria, ma aggiungo esempi concreti per renderla più comprensibile e vicina al lettore. Per esempio, quando mi rivolgo a CEO o leader aziendali di PMI cercando di stimolarli a innovare metodologie e approcci al business, cerco sempre di portare esempi di altre aziende che hanno adottato queste innovazioni. Gli esempi aiutano a collegare le idee astratte alla realtà, rendendo il contenuto più interessante e utile.
Uno stile coinvolgente e vicino al lettore
Non mi piace scrivere articoli che sembrino trattati accademici. Preferisco uno stile narrativo, con un tono personale e qualche domanda diretta, per coinvolgere chi legge e trasformare ogni articolo in una sorta di dialogo. Mi piace raccontare storie, usare aneddoti o porre domande come: “Ti è mai capitato di iniziare a leggere un articolo lungo e abbandonarlo a metà? Vediamo perché.” Questo rende il testo più vivo e il lettore più partecipe.
Paragrafi brevi per una lettura fluida
Infine, organizzo i miei articoli in paragrafi brevi e utilizzo un linguaggio semplice. Niente blocchi di testo interminabili o frasi complicate: voglio che il lettore possa scorrere il testo con facilità, senza sentirsi appesantito.
Questi sono gli accorgimenti che applico ogni volta che scrivo. Per me non basta che un articolo sia lungo e approfondito: deve anche essere piacevole da leggere. Così, chi arriva fino in fondo non solo ha trovato valore, ma ha anche apprezzato il viaggio.
Conclusione: una questione di equilibrio
Non tutti gli articoli devono essere lunghi, e non tutti devono essere brevi. La scelta dipende dall’obiettivo che ci si pone quando si scrive e dal tipo di pubblico a cui si vuole parlare. C’è un tempo e un luogo per un contenuto veloce, come un post sui social o un titolo accattivante, così come c’è spazio per articoli lunghi, quelli che scavano in profondità e ti lasciano qualcosa di significativo.
I long-form content non sono solo un esercizio di scrittura, ma uno strumento fondamentale per chi vuole davvero comprendere un tema. Offrono contesto, dettagli e riflessioni che non si possono comprimere in poche righe. Sono pensati per chi cerca risposte più complesse, per chi non si accontenta di sapere che cosa è successo, ma vuole capire il perché e il come.
Viviamo in un’epoca in cui i contenuti brevi ci intrattengono e ci informano rapidamente, ma non possono sostituire il valore che un articolo lungo e ben scritto porta con sé. È una questione di equilibrio: entrambi i formati hanno il loro ruolo, e il successo sta nel capire quando è il momento di puntare su uno o sull’altro.
Il mio scopo non è intrattenere o alimentare polemiche da social media, ma cercare di dare degli strumenti o informazioni a chi vuole innovare il modo di fare business. Avrei potuto fare la stessa cosa con contenuti brevi e titoli clickbait, ma ho preferito cercare di offrire contenuti di valore che possano essere utili a chi li legge. Magari sto sprecando tempo ed energie, ma nutro la speranza che qualcuno li possa trovare interessanti.
E ok, il mio amico Mauro continuerà a non leggerli e a dirmi che sono troppo lunghi, ma forse questi articoli non sono stati scritti per lui.
Ti interessa questo tema? Ne parlo anche nel mio libro: Sveglia, PMI!
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