Disclaimer: nell’articolo, mi riferisco all’estetica senza un diretto riferimento all’esperienza artistica, ma nell’accezione comune che indica l’aspetto e i caratteri soprattutto esterni di oggetti, prodotti, operazioni suscettibili di essere considerati esteticamente.
In uno studio del 2019, Anjan Chatterjee, professore di neurologia all’Università della Pennsylvania, ha dimostrato come un’esperienza estetica possa influire sul comportamento motorio delle persone. Il gruppo di studio venne invitato a scegliere (muovendo un mouse) tra una serie di numeri disposti sullo schermo, rispondendo a istruzioni molto semplici, in modo che la scelta corretta fosse evidente. Nel secondo step vennero inseriti dei volti, uno bello e uno no, a fianco dei numeri che erano evidentemente scorretti, così da testare se avrebbero influito sulla scelta. Cosa scoprirono? Che il mouse si muoveva verso i volti belli anche se erano a fianco dei numeri sbagliati. In altre parole, la risposta estetica a un viso attraente era così potente da influenzare il movimento della mano!
Parola di marketer (che brutta parola!)
Lavorando da così tanti anni nel marketing, ho imparato che il cervello del pubblico risponde favorevolmente a stimoli esteticamente gradevoli. E questo include e-mail, annunci stampati, pagine Web, post sui social media, annunci digitali e altro ancora. L’esperienza estetica accende il nostro cervello, ne stimola alcune aree legate a emozioni, senso di ricompensa/premio e influenza anche la zona deputata alle capacità decisionali. Prendiamo il caso di un annuncio pubblicitario: dopo l’esposizione all’annuncio, il cervello del pubblico inizia a elaborare rapidamente i contenuti visivi, al punto che l’osservatore non è consapevole di ciò che gli occhi vedono, almeno inizialmente. In altre parole, il cervello elabora gli stimoli visivi prima ancora che intervenga la coscienza.
Non è bello ciò che è bello, ma che bello che bello che bello
Nino Frassica
Ho da sempre un debole per l’umorismo surreale di Nino Frassica. Uno dei tormentoni del suo personaggio Frate Antonino di Scasazza a Quelli della notte ribaltava il proverbio “Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”. Ora, senza addentrarmi troppo in disquisizioni filosofiche, occorre dire che il dibattito se la bellezza sia oggettiva o soggettiva è antico. Se da un lato c’è una componente personale nel gusto o in ciò che riteniamo piacevole, dall’altro esistono alcuni elementi che sembrano avere un valore universale (trascendentale, per dirla con Kant): la simmetria, le proporzioni, l’armonia delle forme. Sicuramente alla base di questi universali estetici c’è il combinato disposto di fattori evoluzionistici e culturali. In ogni caso, si tratta di un’esperienza che inizia come personale ma successivamente diventa sociale: l’esperienza estetica interviene in modo significativo nella costruzione dello spazio sociale attraverso il confronto fra i singoli individui e la scoperta di inclinazioni e aspirazioni comuni.
L'abito fa il monaco. La gente nuda influenza poco o niente la società
Mark Twain
A pensarci bene, questo aforisma di quel genio di Mark Twain è invecchiato male, tuttavia serve a introdurre il discorso su forma e sostanza. Spesso, in modo alquanto superificiale, siamo portati a considerare questi due termini antinomici, o a pensare che la forma (cioè, la componente estetica del messaggio) sia solo un elemento accessorio. In realtà, sono le due facce della stessa medaglia, reciprocamente necessarie. Ciò appare evidente in marketing, come dicevo prima. Ma questo discorso si estende anche ad altri ambiti.
Office Snapshots è la più grande community specializzata nel design di uffici e dal 2012 pubblica la classifica dei luoghi di lavoro più belli e affascinanti al mondo. Quella relativa al 2022 si trova qui: officesnapshots.com/articles/the-top-25-most-popular-offices-of-2022. Basta scorrere le foto di questi 25 ambienti meravigliosi per provare una sottile invidia per chi ha la fortuna di lavorarci. Ma quali sono le motivazioni che hanno spinto queste aziende a curare così le loro sedi?
Siamo quello che abitiamo
Ognuno di noi cerca di rendere lo spazio che abita familiare, secondo le proprie disponibilità e mezzi, per questo le case assomigliano così tanto a chi le abita. Come le case sono il luogo in cui il materiale e il simbolico si fondono, lo stesso può dirsi per il luogo di lavoro. Tutto sommato, ci passiamo almeno un terzo della giornata, quindi non solo il suo aspetto influisce sulle nostre performance lavorative, ma racconta anche molto sull’affidabilità dell’azienda. Chi di noi frequenterebbe un ristorante sporco o affiderebbe i propri risparmi a una banca con filiali squallide?
Eppure, misteriosamente, alcuni imprenditori pensano che tutto ciò non riguardi la propria azienda. In nome del profitto a tutti i costi, tagliano dagli investimenti spese ritenute superficiali (la questione dell’abito e del monaco) ma in modo piuttosto miope. Come sostiene Massimo Rosa, head hunter e autore del libro ll codice delle risorse umane, «è finito il tempo dell’imprenditore da ringraziare perché ti offre il lavoro. Il lockdown ci ha insegnato che se ci tieni alla tua azienda, tieni anche alle persone. Quindi devi impegnarti perché restino a fare squadra con te».
Gli imprenditori delle aziende recensite da Office Snapshots non sono meno attenti ai profitti, né sono degli edonisti con le mani bucate, semplicemente hanno capito che curare l’estetica delle loro strutture può avere un’influenza positiva proprio in termini di business. Innanzitutto, è un modo di raccontarsi all’esterno e veicolare i valori della filosofia aziendale. Ricordate l’esperimento di cui ho parlato all’inizio: la bellezza è naturalmente attraente, dunque è molto probabile che attragga anche nuovi clienti! Inoltre, un ambiente di lavoro accogliente e piacevole genera una serie di altri vantaggi:
1. È più bello passarci del tempo
Pensate ai fast food: sono progettati per farti mangiare di corsa, pagare e andartene. Un ambiente di lavoro sciatto sortisce lo stesso effetto: ci vuoi stare il meno possibile, prendere lo stipendio e andartene. Non è accogliente, non favorisce il dialogo fra le persone, non dà impulso alla creatività.
2. Migliora la salute mentale
Come dicevo prima, ci passiamo almeno otto ore al giorno. Un ambiente esteticamente gradevole, magari con l’inserimento di elementi naturali, migliora il benessere mentale, allevia lo stress e l’impatto che il lavoro ha sulle nostre vite.
3. Aumenta la produttività
Ovviamente, il secondo punto si collega strettamente ai livelli di produttività. Eliminare lo stress e aumentare il benessere dei dipendenti comporta benefici anche sui profitti.
4. Chi più spende meno spende
È molto probabile che strutture di moderna concezione portino a un ritorno sull’investimento più alto. Innanzitutto, avranno meno bisogno di manutenzione; inoltre, saranno progettate per essere molto più efficienti dal punto di vista energetico.
5. Attira talenti
Il mercato del lavoro sta cambiando. Soprattutto le nuove generazioni non sembrano più volersi accontentare. Chiedono formazione, cultura aziendale e benessere. D’altro canto, un’azienda se vuole sopravvivere a lungo, deve fare di tutto per rendersi appetibile dai nuovi talenti. Un ambiente di lavoro piacevole e accogliente è uno dei modi per raggiungere questo scopo.