«Come hai fatto a finire in bancarotta?», chiese Bill.
«In due modi», rispose Mike. «Gradualmente e poi all'improvviso».Ernest Hemingway, "Fiesta"
A chi non piace Willy il Coyote? Come si fa a non tifare per lui e sperare che alla fine riesca a catturare quell’antipatico pennuto? Willy il Coyote è l’emblema della perseveranza, del “non mollare mai”. Nonostante i fallimenti ripetuti, si ostina a progettare trappole sempre più elaborate per catturare Beep Beep. Che però alla fine la spunta sempre, in un modo o nell’altro.
C’è una sequenza ormai diventata iconica: durante i suoi inseguimenti, Willy si ritrova spesso sospeso su uno strapiombo e contninua a correre come nulla fosse. Salvo poi accorgersi che in realtà i suoi piedi non stanno più toccando il terreno, in quel momento la gravità prende il sopravvento e, con un camera-look disperato, il povero Willy precipita. Ispirato da questa sequenza, l’analista Benedict Evans ha coniato l’espressione “effetto Willy il Coyote“.
Cosa si intende con "effetto Willy il Coyote"?
Stiamo vivendo un’epoca in cui domina l’imprevedibilità, l’evouzione tecnologica è estremamente rapida e le esigenze del mercato sono in costante mutamento (leggi, a questo proposito, il mio articolo sul mondo VUCA). In questo contesto frenetico, è frequente che i parametri su cui fa affidamento un’azienda per valutare le proprie performance segnalino un problema quando ormai è troppo tardi.
È proprio questo l’effetto Willy il Coyote: sembra che stia andando tutto bene, quindi la leadership non ha motivi per cambiare rotta, smette di spingere sull’innovazione, ma quando si accorge che sta precipitando è già troppo tardi. Non resta che fare un camera-look disperato e precipitare.
I casi Nokia e BlackBerry
I casi più eclatanti e noti sono quelli di Nokia e BlackBerry. Entrambe le aziende erano al picco della loro produzione, correvano spedite e sicure finché non sono piombati sul mercato dei game changer, prima Apple e poi Google, e a quel punto era già troppo tardi: sia Nokia che BlackBerry erano concentrati sulla traiettoria che avevano scelto e avevano impiegato tutte le loro risorse ad andare sempre più veloci, a produrre di più e a saturare il mercato. Ma avevano smesso di innovare e quando il mercato è stato sconvolto da qualcosa di disruptive (iPhone), gli è mancato il terreno sotto i piedi e la caduta è stata inevitabile.
Una questione di leadership
Nel contesto attuale, le aziende che perseverano a seguire i vecchi metodi senza adattarsi alla nuova realtà rischiano di diventare obsolete. Introdurre l’innovazione, non solo come fatto episodico, ma in modo continuativo è diventato fondamentale per continuare a prosperare ed essere reattive di fronte alla rapidità del cambiamento.
Tuttavia, è necessario un cambio di mentalità e di cultura da parte della leadership: la sperimentazione deve entrare nel dna dell’azienda, per non concentrarsi solo su come ottimizzare il presente, ma per essere in grado di progettare il futuro. Questo comporta adottare un approccio agile e flessibile che scardini strutture rigide e non collaborative, in cui l’apprendimento continuo sia un valore più importante dell’efficienza e l’originalità prenda il sopravvento sul conformismo e la conservazione dello status quo.
Come evitare l'effetto Willy il Coyote?
Ma come possiamo evitare di cadere nella trappola dell’effetto “Willy il Coyote”? Prima di tutto, è essenziale mantenere una mentalità aperta e pronta al cambiamento. L’innovazione dovrebbe essere al centro di ogni strategia aziendale, soprattutto in un’epoca di digital disruption. Rimanere all’avanguardia delle tendenze tecnologiche e del comportamento dei consumatori può aiutare a identificare nuove opportunità e ad adattarsi rapidamente ai cambiamenti.
In secondo luogo, è importante accettare il fallimento come parte del processo. Invece di vedere un fallimento come un punto morto, consideriamolo come una lezione preziosa. Ciò consentirà di analizzare cosa non ha funzionato e perché, così da usare queste informazioni per implementare miglioramenti e strategie più efficaci.
Infine, è indispensabile incoraggiare il pensiero critico e la creatività all’interno dell’organizzazione. Un ambiente che accoglie nuove idee e diverse prospettive è più propenso a innovare e ad adattarsi al cambiamento. Come Willy il Coyote, potremmo credere che stia andando tutto bene e accorgerci che non è così quando è troppo tardi, ma con una mentalità aperta e pronta ad adattarsi, possiamo trovare nuove e migliori strade verso il successo.
I casi Kodak e Fujifilm
Kodak è un esempio chiarissimo di come un’azienda possa fare harakiri. Basti pensare che fu proprio un suo ingegnere a inventare la prima macchina fotografica digitale nel 1975. Tuttavia, il colosso statunitense non è riuscito a sfruttare appieno questa innovazione: è rimasto travolto dalle sfide che la nuova tecnologia comportava, non è stato in grado di prevenirne l’impatto, non ha avuto la capacità di reinventarsi. Risultato? Nel 2012, Kodak ha dichiarato bancarotta.
Fujifilm, invece, ha deciso di seguire un percorso diverso e ha deciso di accettare la sfida della fotografia digitale con spirito innovatore, flessibile e aperto alla sperimentazione. Fujifilm ha investito pesantemente nella ricerca e sviluppo, diversificando il proprio business in settori come l’assistenza sanitaria, la cosmetica, i materiali ad alte prestazioni e la stampa digitale. Ha preso parte del suo know-how sulla chimica delle pellicole e l’ha applicato alla creazione di prodotti di alta qualità in questi nuovi settori. E la fotografia? Non l’ha abbandonata! Ha creato la linea di fotocamere digitali X-Series, amatissime dai fotografi, e ha rinnovato il suo amore per la pellicola con le fotocamere istantanee Instax.
Conclusioni
L’effetto Willy il Coyote ci insegna l’importanza di adattarsi al cambiamento in un’epoca di digital disruption. Le aziende devono essere pronte a deviare dai percorsi stabiliti e adottare nuove strategie per rimanere competitive. L‘innovazione e l’adattabilità sono la chiave per prosperare in questa epoca dominata dall’incertezza e dai rapidi cambiamenti, provando strade nuove senza paura di fallire. Anzi, imparando dai nostri errori, proprio come dovrebbe fare il nostro amico Willy il Coyote!
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