il feudalesimo delle pmi

Il feudalesimo delle PMI: un ostacolo all’innovazione aziendale

Se i leader non sono in grado di rompere con il passato, di abbandonare le logiche di ieri, non saranno in grado di creare il domani.

Nell’immaginario collettivo, il feudalesimo evoca scenari medioevali, con castelli fortificati governati da signori onnipotenti e contadini sottomessi che lavorano la terra. Ma anche nell’Italia di oggi, il “feudalesimo” è ancora presente nella gestione di molte piccole e medie imprese. Come nei castelli d’altri tempi, troviamo proprietari-capi che detengono tutto il potere e gestiscono l’azienda come il proprio regno in miniatura. I dipendenti sono sudditi fedeli, tenuti a obbedire ciecamente agli ordini dall’alto. L’innovazione langue, soffocata dall’assolutismo del “signore”.

È un modello destinato al fallimento, che impedisce alle PMI di competere nel mercato globale. Urge una “rivoluzione” che spodesti i signori feudali e li rimpiazzi con leader illuminati e inclusivi. Le imprese devono aprire le porte alla meritocrazia, all’empowerment dei lavoratori, al lavoro in team. Solo così potranno evolvere in organizzazioni agili e innovative.

Da dove nasce il feudalesimo delle PMI?

Il feudalesimo delle PMI affonda le radici nella cultura imprenditoriale italiana, storicamente caratterizzata da una forte presenza di piccole imprese familiari, spesso poco capitalizzate, poco diversificate e poco internazionalizzate. In queste aziende domina il familismo e le strutture gerarchiche a silos. L’impresa è vista come una proprietà privata del padrone, da gestire secondo logiche padronali

Anche dove c’è buona volontà, spesso i proprietari faticano a delegare. Temono di perdere il controllo o si sentono insostituibili. “Se voglio che le cose siano fatte per bene, devo farle io”, è il mantra. Così l’azienda gira tutta intorno al “signore”, soffocando iniziativa e talento.

Il guaio è che queste aziende sono più vulnerabili alle crisi economiche, alle difficoltà finanziarie, alla concorrenza estera e alle pressioni dei grandi gruppi o dei poteri locali.

Urge un cambio culturale, che porti un approccio più manageriale e meritocratico. Ma per molti proprietari questo significa uscire dalla comfort zone. Preferiscono rimanere “re” assoluti piuttosto che diventare leader di organizzazioni agili.

Quali sono i rischi e i costi del feudalesimo delle PMI?

Il modello feudale ha gravi conseguenze per le PMI italiane, sia sul piano economico sia su quello umano. 

Dal punto di vista economico, il feudalesimo delle PMI riduce la competitività, la produttività, la redditività e la crescita. Le aziende devono affrontare condizioni di mercato sfavorevoli, costi elevati, margini ridotti e rischi elevati. Ne consegue che è più difficile investire in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologicaformazione del personale e internazionalizzazione. Tutti fattori chiave per il successo nel mercato globale.

Sul piano umano, il feudalesimo delle PMI danneggia la motivazione, la soddisfazione, la fiducia e la creatività degli imprenditori e dei lavoratori che si sentono frustrati, impotenti, scoraggiati e demoralizzati. Il feudalesimo delle PMI mina anche il senso di appartenenza, di identità, di orgoglio e di valore delle aziende, che perdono la loro autonomia, la loro originalità, la loro reputazione e la loro missione.

Questa cultura ostacola la diffusione di una imprenditorialità dinamica, aperta, collaborativa e orientata al futuro. Tutto ciò soffoca l’innovazione. Le brillanti idee dei dipendenti rimangono inascoltate. Manca il confronto costruttivo sulle scelte strategiche. Il “re” si circonda di yes-men invece che di talenti creativi.

Infine, aumenta il rischio di fuga dei migliori dipendenti, attratti da aziende dove conta il merito, non la fedeltà al capo. Un esodo di competenze che indebolisce la competitività delle PMI sul mercato.

Il prezzo del feudalesimo è alto. Urge una svolta manageriale per scongiurare il declino.

Un problema culturale

Molte PMI italiane hanno una mentalità conservatrice, tradizionale, chiusa o difensiva. Questa mentalità le porta a resistere al cambiamento, a ripetere schemi consolidati, a isolarsi dal contesto esterno o a subire passivamente le situazioni avverse. 

In questo modo, purtroppo, non vengono colte le opportunità e le sfide del mercato globale, che richiede capacità di adattamento, di innovazione, di apprendimento e di proattività

Allo stesso tempo, molti imprenditori sviluppano un atteggiamento rassegnato, pessimista, vittimista o fatalista. Questo atteggiamento impedisce alle PMI di sviluppare la propria autostima, la propria ambizione, la propria responsabilità e la propria determinazione.

Verso un'impresa moderna

Come possono le PMI italiane evolvere dal feudalesimo aziendale a modelli manageriali moderni? È necessario un cambio di mentalità radicale che metta al centro lo sviluppo delle competenze e le capacità imprenditoriali, ma anche la creazione di reti e alleanze con altre imprese. Queste azioni richiedono la volontà e la determinazione degli imprenditori e dei lavoratori delle PMI, che devono agire in modo autonomo, aperto, collaborativo e orientato al futuro per creare valore e differenziazione per le loro imprese.

La strada maestra è investire in formazione. I proprietari devono apprendere l’arte della delega, del lavoro in team, del coinvolgimento dei dipendenti.

Un proprietario illuminato condivide informazioni in transparenza, ascolta idee e critiche costruttive, responsabilizza i collaboratori. Invece di circondarsi di yes-men, crea team diversificati per competenze ed esperienze. L’innovazione fiorisce quando c’è confronto e diversità di prospettive.

Occorre poi introdurre sistemi premianti basati su criteri meritocratici, non sulla fedeltà. Vanno messe al centro le competenze e i risultati, non l’anzianità o il legame personale con il “signore”.

Infine, è essenziale aprire canali diretti di comunicazione tra responsabili e lavoratori. I dipendenti devono poter condividere idee e criticità senza filtri. Solo così si crea un’azienda agile e innovativa.

Se vuoi approfondire questo argomento, ti consiglio il fondamentale testo di Frederic Laloux “Reinventare le organizzazioni” che ho recensito qui.

Conclusioni

In sintesi, per competere oggi le PMI italiane devono superare modelli padronali obsoleti. La sfida è evolvere verso imprese moderne basate su meritocrazia, empowerment, lavoro in team. Con leader illuminati e collaboratori responsabilizzati, le aziende potranno finalmente esprimere tutto il loro potenziale di crescita e innovazione. Il futuro è nelle mani di proprietari disposti a gettare nel fossato scettro e corona e diventare coach di talento.

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