È impossibile per un uomo imparare ciò che crede di sapere già.
Epitteto
C’è stato un tempo in cui l’esperienza era la bussola che guidava l’evoluzione professionale all’interno delle aziende. Come altre consuetudini, anche questa sta cambiando. Immagina un mondo dove i giovani insegnano ai leader aziendali anziché il contrario. Sembra una scena di “Il curioso caso di Benjamin Button”, vero? Eppure, è proprio ciò che accade con il “Reverse Mentoring“.
In questo scenario capovolto, i nativi digitali – quei ragazzi che sono cresciuti con uno smartphone in mano – diventano i maestri dei veterani del mondo del lavoro (su questo tema, ti consiglio anche l’intervista che ho fatto ad Alek Devetak, CEO di Coding Duck).
Il tutoraggio inverso sovverte la tradizionale gerarchia di conoscenza e potere, aprendo le porte a un nuovo tipo di cultura aziendale, dove l’innovazione e l’energia dei giovani infondono freschezza in aziende con decenni di storia. È un incontro di menti e generazioni che può sembrare inaspettato, ma che sta dimostrando di essere una delle più potenti forze motrici dell’innovazione nel business moderno.
Cos'è il reverse mentoring?
Questo concetto rivoluzionario ha preso piede per la prima volta negli anni Novanta, quando Jack Welch, CEO di General Electric, ha ordinato a oltre 500 dei suoi top manager di affiancare menti giovani per imparare come funzionava Internet. Ormai, il fenomeno si è diffuso ben oltre il web. Ad esempio, oggi molti dirigenti di alto livello stanno apprendendo le ultime tendenze su TikTok e le strategie di gaming per affinare il loro business acumen.
Il reverse mentoring rovescia il concetto tradizionale di mentorship, con un giovane lavoratore o uno con meno esperienza che guida a un collega più anziano o di livello superiore. Questo metodo parte dal presupposto che ci siano gap di conoscenza e chance di apprendimento reciproco all’interno della dinamica mentore-allievo. Invertire il modello abituale può portare benefici a entrambi i partecipanti.
In0ltre, questa pratica mette in discussione anche la percezione del mentoring come pratica esclusiva, dato che non si basa su un individuo di maggior esperienza che prende sotto la sua ala un novizio, bensì su uno scambio di competenze e crescita professionale equilibrato e formale.
Ecco perché, il reverse mentoring è un pilastro fondamentale nelle strategie di diversità e inclusione, oltre che nella formazione di leadership aziendale, dato che contribuisce allo sviluppo sia di nuovi leader sia di quelli attualmente in carica.
L'impatto positivo del reverse mentoring
I programmi di mentorship interni possono sostenere svariate aree di impatto all’interno delle organizzazioni per il raggiungimento di obiettivi specifici. Che si tratti di formare nuovi leader o di avanzare le abilità del personale, il mentoring inverso può offrire numerosi benefici alla tua impresa.
Inclusione
Il mentoring inverso facilita lo scambio di esperienze e promuove una cultura aziendale più inclusiva, aiutando contemporaneamente i giovani dipendenti a sviluppare competenze di leadership e i leader anziani a migliorare la loro comprensione culturale. Questo approccio si rivela anche efficace per aiutare i lavoratori di gruppi sottorappresentati a espandere la loro rete professionale e superare le barriere sistemiche.
Colmare il gap generazionale
Affrontare il divario generazionale in azienda è complesso, soprattutto con i cambiamenti rapidi dovuti alla digitalizzazione. Il reverse mentoring serve a rompere le barriere tra le generazioni, introducendo nuove prospettive ai dipendenti più anziani e valorizzando le idee fresche dei nuovi arrivati. Questo scambio non solo favorisce l’innovazione ma è anche un metodo efficace per sviluppare le capacità di leadership di tutti i dipendenti, attraverso la condivisione reciproca di conoscenze ed esperienze.
Competenze digitali
Nel nostro mondo in rapida evoluzione, aggiornarsi con le nuove tecnologie è una sfida, anche per gli esperti come gli ingegneri del software. La generazione dei nativi digitali entra nel mercato del lavoro con una forte familiarità con le tecnologie avanzate. Il tutoraggio inverso si rivela uno strumento efficace per migliorare le competenze digitali dei lavoratori più anziani, evitando la scarsa partecipazione tipica dei programmi di formazione tradizionali e promuovendo al contempo l’inclusione e la lotta contro l’ageism sul posto di lavoro.
Retention dei talenti
Le aziende si sforzano di trattenere i talenti dei Millennial e della Generazione Z di fronte alle loro aspettative lavorative in evoluzione e alla tendenza al job hopping. Con i Millennial destinati a costituire il 40% della forza lavoro entro il 2025, diventa essenziale trovare modi efficaci per la loro ritenzione. Il mentoring inverso emerge come una soluzione, offrendo ai giovani lavoratori l’opportunità di avvicinarsi alla leadership, sviluppare competenze e sentirsi riconosciuti, aumentando così il loro impegno e soddisfazione lavorativa.
Tutoraggio della leadership
Infine, questa strategia si dimostra efficace per far crescere le competenze di leadership tra i giovani lavoratori, consentendo ai neolaureati e ai nuovi assunti di rafforzare le proprie abilità. Inoltre, anche i mentori possono apprendere dai loro protégés, specialmente se questi ultimi sono professionisti esperti, il che può ispirare nei giovani mentori l’aspirazione a ruoli di leadership.
Conclusione
In conclusione, il reverse mentoring rappresenta non solo una soluzione innovativa ai tradizionali divari generazionali e tecnologici in azienda, ma è anche un potente catalizzatore per lo sviluppo della leadership e l’inclusione. Fornisce ai giovani professionisti gli strumenti per crescere e ai leader esperti la possibilità di rimanere al passo con i cambiamenti rapidi del mondo moderno.
Attraverso questo scambio reciproco di conoscenze e competenze, le aziende possono creare un ambiente lavorativo più dinamico, coeso e preparato a navigare le sfide future. Il tutoraggio inverso non è quindi semplicemente un altro programma di sviluppo: è un investimento nel futuro della leadership aziendale e nella costruzione di un’organizzazione che valorizza e sostiene ogni membro del suo team.
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