Se la conoscenza può creare dei problemi, non è tramite l'ignoranza che possiamo risolverli.
Isaac Asimov
Caro CEO, se la tua azienda stenta a crescere e i dipendenti ti sembrano persi e demotivati, ho una notizia per te: è colpa tua. Anzi, ti dirò di più: è molto probabile che tu sia ignorante! Attenzione, non voglio dire che tu sia stupido, ma evidentemente ti mancano consapevolezza e conoscenza. E finché non ammetterai questo problema, la tua azienda continuerà a restare piccola, poco produttiva, poco efficiente e con dipendenti demotivati.
Ovviamente, un leader non può sapere tutto, ci mancherebbe. Tuttavia, riconoscere di avere dei limiti, ti può aiutare a sviluppare un mindset di apprendimento, curiosità e fiducia verso i tuoi collaboratori. Solo in questo modo, potrai acquisire nuove conoscenze, sviluppare nuove abilità e sostituire credenze ormai superate per allinearti con le future richieste del tuo settore. Insomma, considerato il ruolo che hai, ignorare la tua ignoranza non può essere un’opzione.
L'identikit del CEO ignorante
Un CEO ignorante si può riconoscere da diversi segnali, che possono essere osservati sia dal suo comportamento, sia dai suoi risultati. Tipicamente, questi leader non ascoltano, non chiedono, non rispondono, non spiegano. Ma soprattutto, non ammettono, non imparano, non cambiano. Spesso, si comportano in modo arrogante, autoritario, dogmatico, chiuso, difensivo, isolato. Si basano unicamente sulle loro opinioni, sulle abitudini, sulle convinzioni, ignorando o rifiutando le evidenze, le critiche, le alternative, provenienti dall’esterno. Si circondano di una corte di yes-man che obbediscono acriticamente (ne ho parlato anche nel mio articolo sull’autoinganno).
Ma non è tutto. Un CEO ignorante non pianifica, non organizza, non controlla, non valuta, non migliora, non innova. Si occupa solo di gestire l’emergenza, il quotidiano, il corto termine, trascurando o rimandando la strategia, la visione, il lungo termine. Si accontenta di fare le cose come si sono sempre fatte, senza cercare di migliorare o diversificare.
Infine, queste leadership non creano, non condividono, non proteggono, non valorizzano, non sfruttano tutto il valore della loro impresa. Si limitano a seguire affannosamente il mercato, la concorrenza, la moda, senza cercare di differenziarsi, di anticipare, di sorprendere. Si preoccupano solo di massimizzare il profitto, il potere, senza tener conto degli impatti sociali delle loro decisioni e azioni.
Quali danni provoca questo tipo di CEO?
Un CEO ignorante provoca dei danni enormi alla sua impresa, sia a livello interno, sia a livello esterno.
Danni interni
Una leadership ignorante demotiva, frustra, aliena, i suoi dipendenti, che si sentono ignorati, sfruttati, oppressi, dalla loro azienda. Ciò porta a una calo inevitabile di soddisfazione, produttività, qualità, creatività e clima aziendale. Inoltre, un CEO ignorante favorisce la fuga dei talenti, che cercano altrove opportunità di crescita, apprendimento, realizzazione sia professionale che personale.
Danni esterni
A livello esterno, un CEO ignorante delude, irrita, allontana i suoi clienti, che si sentono ingannati, scontenti, insoddisfatti dal loro fornitore. Ne deriva una riduzione della fedeltà e della raccomandazione. I danni più gravi sono quelli reputazionali: da leader così prima o poi scappano tutti e. come si dice, le voci girano molto velocemente. Tutto ciò è un rischio enorme per la sopravvivenza dell’azienda.
Come evitare di essere un CEO ignorante?
La buona notizia? Anche un CEO può imparare a essere un leader migliore. Dove sta scritto che la formazione non sia importante anche per un CEO? Esistono corsi di aggiornamento o saggi illuminanti (su questo blog c’è una Bibliografia con alcuni testi molto interessanti) o professionisti molto capaci che possono aiutarti in questo costante processo evolutivo.
Ciò che distingue un leader di successo da uno che frena lo sviluppo della sua azienda, è l’approccio all’ignoranza. Come sottolinea Adam Grant nel suo libro “Think Again“, questo atteggiamento implica credere nelle proprie potenzialità pur essendo consci che si potrebbe non aver individuato la soluzione corretta o forse non si sta neanche considerando il problema dal punto di vista adeguato. Questa consapevolezza ci spinge a mettere in discussione ciò che pensavamo di sapere e ci fornisce la sicurezza necessaria per cercare nuove competenze.
Potremmo chiamarlo un approccio “umile” che si manifesta nel riconoscere l’importanza di un contributo esterno per ottenere risultati eccellenti. Consiste nella consapevolezza delle proprie lacune conoscitive e nella simultanea convinzione che queste possono essere colmate adottando una mentalità più aperta, sia all’apprendimento continuo che all’ascolto e al confronto.
Conclusione
In sintesi, un leader deve sempre imparare e adattarsi. Riconoscere i propri limiti è il primo passo per superarli. Un CEO che sceglie di crescere e cambiare può passare da ignorante a leader ispiratore, guidando l’azienda verso successi inaspettati. E ricorda, un leader efficace è la bussola che guida la nave aziendale verso l’orizzonte del successo.
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