Come faccio a far capire a mia moglie che anche quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?
Joseph Conrad
Una delle eredità che ci ha lasciato la pandemia di COVID-19 è sicuramente lo smart working, o lavoro agile. Un argomento controverso che continua a polarizzare l’opinione pubblica: da un lato, i sostenitori che lo considerano la soluzione a molti problemi (anche ambientali); dall’altro, gli oppositori (soprattutto imprenditori) che lo vedono come una minaccia alla produttività e all’esercizio del controllo sui dipendenti.
Una recente ricerca dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano stima che nel 2023 gli smart worker in Italia siano tre milioni e 585 mila. Nel 2022 l’asticella si era fermata a 3 milioni e 570 mila. Mentre se si guarda al dato pre-pandemico, quando i lavoratori agili erano circa mezzo milione, la crescita è di oltre il 500%. Quello che balza all’occhio, come si può vedere dal grafico qui sotto, è che le maggiori resistenze a questa modalità di lavoro vengono dalle PMI.
Questo dato sul conservatorismo delle PMI non mi sorprende ed è una delle ragioni che mi ha spinto a scrivere “Sveglia, PMI” (ne parlo più ampiamente in questo articolo).
Ma cosa comporta esattamente lo smart working? Quali sono i suoi vantaggi e le sue criticità? In questo articolo analizzeremo i pro e i contro del lavoro agile, e cercheremo di capire se lo smart working è davvero la modalità di lavoro più sostenibile.
Cos'è lo smart working?
Prima di tutto, definiamo cosa intendiamo per “smart working”. Lo smart working è una modalità di lavoro flessibile che permette ai dipendenti di lavorare da qualsiasi luogo, purché abbiano una connessione internet. Ciò significa che il tuo ufficio potrebbe essere la tua casa, un caffè, una biblioteca o qualsiasi altro luogo in cui ti senti produttivo.
A volte, termini come “lavoro da casa” e “telelavoro” vengono usati in modo intercambiabile con lo smart working. Ma c’è una differenza. Mentre il lavoro da casa e il telelavoro si riferiscono specificamente al lavoro svolto al di fuori dell’ufficio, lo smart working ha una connotazione più ampia e include la flessibilità non solo nel “dove” ma anche nel “quando” si lavora.
Vantaggi dello smart working
Entriamo ora nel cuore della questione: perché lo smart working è diventato così popolare? Beh, ci sono molti benefici che hanno attirato sia i datori di lavoro che i dipendenti.
Per i lavoratori, i vantaggi includono una migliore gestione del tempo e dell’equilibrio tra vita privata e lavoro. Senza il pendolarismo quotidiano si risparmia tempo, denaro e fatica negli spostamenti. Inoltre, la maggiore flessibilità permette di organizzare meglio le proprie giornate.
Per le aziende, i vantaggi includono la possibilità di ridurre i costi degli uffici, una maggiore produttività dei dipendenti e un più facile reclutamento di talenti anche da zone distanti dalla sede aziendale.
Poi, non dimentichiamo che lo smart working ha effetti importanti sull’ambiente: 2 giorni a settimana di lavoro da remoto evitano l’emissione di 480 kg di CO2 all’anno a persona grazie alla diminuzione degli spostamenti e il minor uso degli uffici.
Criticità dello smart working
Tuttavia, non è tutto oro ciò che luccica. Nonostante i vantaggi, lo smart working presenta anche alcune criticità. Un rischio è l’isolamento sociale e la solitudine dei lavoratori. Senza interazioni quotidiane con colleghi e superiori, i dipendenti possono sentirsi demotivati e meno produttivi.
Inoltre, separare nettamente vita privata e lavoro può essere difficile quando si lavora da casa. I lavoratori possono finire per lavorare di più senza una chiara divisione tra tempi di lavoro e tempi personali.
Anche la collaborazione e la comunicazione possono risentirne quando i colleghi non lavorano fisicamente insieme.
La soluzione: il lavoro ibrido
Ecco perché sono un sostenitore del lavoro ibrido. Mi sembra un modello più sostenibile da tutti i punti di vista.
Il lavoro ibrido può offrire il meglio di entrambi i mondi, combinando giorni di lavoro in ufficio e giorni di lavoro da remoto.
In questo modo si beneficia della flessibilità e comfort dello smart working, riducendo però il rischio di isolamento. Mantenendo almeno 2-3 giorni a settimana in presenza, la collaborazione resta fluida. Allo stesso tempo, i lavoratori guadagnano maggiore autonomia nell’organizzare il loro tempo.
Molte aziende hanno già adottato con successo modelli di lavoro ibrido, e i risultati sono promettenti. Ma come si può implementare un modello di lavoro ibrido?
Come implementare un modello di lavoro ibrido
Implementare un modello di lavoro ibrido può sembrare una sfida, ma con un po’ di pianificazione e le giuste risorse, può diventare una realtà. Ecco alcuni suggerimenti utili.
In primo luogo, è importante stabilire delle linee guida chiare. Queste dovrebbero includere dettagli su quando e dove i dipendenti dovrebbero essere presenti in ufficio, e quando possono lavorare da casa o da un altro luogo a scelta. Le linee guida dovrebbero anche coprire aspetti come le riunioni (saranno in presenza, online, o un mix dei due?) e le aspettative in termini di disponibilità e risposta ai messaggi.
In secondo luogo, è fondamentale fornire ai dipendenti gli strumenti e le risorse necessari per lavorare in modo efficiente sia in ufficio che da casa. Questo potrebbe includere hardware come laptop e smartphone, così come software per la collaborazione online e la comunicazione.
Infine, è importante mantenere una comunicazione aperta e onesta con i dipendenti. Chiedi loro feedback sul modello di lavoro ibrido, ascolta le loro preoccupazioni e suggerimenti, e sii pronto a fare degli aggiustamenti se necessario.
Conclusioni
In sintesi, lo smart working offre importanti vantaggi ma presenta anche criticità da non sottovalutare. Un approccio ibrido che bilancia giornate in presenza e giornate da remoto può essere la chiave per sfruttare il meglio di entrambi i modelli. Le aziende che investono nella tecnologia, nelle policy e in una cultura del lavoro flessibile saranno quelle meglio posizionate per prosperare in futuro.
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