nuovo marketing

Il nuovo marketing basato su realtà, etica e concretezza

In un'epoca di inganno universale, dire la verità è un atto sovversivo.

Negli ultimi decenni, il marketing ha abbracciato il postmodernismo, enfatizzando la costruzione simbolica, la fluidità delle identità e l’iperrealtà. Tuttavia, l’attuale contesto culturale e sociale sta spingendo verso un nuovo paradigma: il marketing post-postmoderno, fondato su autenticità, valore concreto e coerenza tra narrazione e realtà. Questo articolo esplora il passaggio dall’iperrealtà alla riscoperta della sostanza, analizzando il contributo di filosofie come il realismo critico, l’etica aristotelica e il minimalismo. Infine, propone una nuova visione del marketing, in cui la qualità tangibile, la trasparenza e l’impatto reale diventano i pilastri per costruire brand credibili e sostenibili nel lungo termine.

Indice dei contenuti

Introduzione

Nel 1985, la Coca-Cola decise di riformulare la sua storica ricetta per rispondere alla crescente popolarità della Pepsi. Basandosi su test di assaggio e ricerche di mercato, il nuovo prodotto sembrava destinato al successo. Tuttavia, la reazione del pubblico fu disastrosa: i consumatori non rifiutarono semplicemente il gusto della New Coke, ma si ribellarono contro la distruzione di un simbolo culturale radicato nella memoria collettiva. Questo episodio dimostra come il valore di un prodotto non sia determinato solo dalla sua funzionalità o dal gusto, ma anche dalla sua connessione con elementi concreti e identitari. La Coca-Cola aveva trattato il suo brand come un simbolo fluido e modificabile, ignorando il fatto che, per i consumatori, la bevanda rappresentava un riferimento stabile e autentico.

Questo fallimento evidenzia uno dei problemi fondamentali del marketing postmoderno: l’eccessiva enfasi sulla costruzione simbolica e sulla manipolazione della percezione può portare alla perdita di riferimenti concreti, generando un senso di alienazione e sfiducia nei consumatori. Se tutto è fluido, se il valore di un prodotto dipende esclusivamente dalla narrazione che lo circonda, allora i brand rischiano di perdere la loro identità e di diventare meri costrutti effimeri, incapaci di creare un legame autentico con il pubblico.

L’obiettivo di questo articolo è esplorare il superamento del postmodernismo nel marketing e il ritorno a un approccio più realistico e autentico. Questa riflessione è stata ispirata dalla lettura del saggio Philosophy of Marketing: The New Realist Approach di Matteo Giannasi e Francesco Casarin, che propone una visione del marketing basata su una riscoperta della realtà, della concretezza e della qualità tangibile. Attraverso questa analisi, cercheremo di comprendere come le aziende possano adottare strategie più solide e coerenti, abbandonando la pura simulazione per costruire un valore reale e duraturo nel tempo.

Marketing e postmodernismo: un’era di simulazioni

Nel corso del XX secolo, il marketing ha subito una trasformazione profonda, passando da una logica basata sulla funzionalità e sull’utilità del prodotto a un sistema in cui il valore è sempre più sganciato dalla sua realtà materiale. Questa evoluzione è stata influenzata dal pensiero postmoderno, che ha messo in discussione l’esistenza di una verità oggettiva, sottolineando il ruolo della percezione, della costruzione sociale e della narrazione nel determinare il significato delle cose.

Baudrillard e l’iperrealtà: il marketing come creazione di simulacri

Uno dei teorici più influenti nella comprensione del postmodernismo è Jean Baudrillard, il quale ha introdotto il concetto di iperrealtà. Secondo Baudrillard, nella società postmoderna, i segni e le rappresentazioni non rimandano più a una realtà concreta, ma si autoalimentano in un ciclo chiuso, dando vita a simulacri, ovvero realtà fittizie che vengono percepite come più reali della realtà stessa.

Nel marketing, questo fenomeno si manifesta nella costruzione di marchi il cui valore non risiede tanto nelle caratteristiche intrinseche dei prodotti, ma nell’insieme di significati simbolici che vengono attribuiti loro attraverso la pubblicità e la comunicazione. Il fenomeno è evidente in settori come il lusso e la moda, dove il prezzo e il prestigio di un prodotto non derivano necessariamente dalla qualità dei materiali o dalla manifattura, ma dalla capacità del brand di inserirlo in un contesto simbolico esclusivo. Allo stesso modo, molte campagne pubblicitarie vendono non tanto un oggetto, quanto un’identità, un’emozione o uno stile di vita, trasformando il consumo in un atto di appartenenza culturale.

Relativismo e costruzione sociale: il valore dei prodotti come pura narrazione

Il postmodernismo ha inoltre enfatizzato il concetto di costruzione sociale del valore. In questa prospettiva, il significato di un prodotto non è determinato da caratteristiche oggettive, ma da un sistema di narrazioni condivise. Questo ha portato a una crescente enfasi sul storytelling come strumento di marketing, dove il successo di un prodotto dipende dalla sua capacità di inserirsi in una narrazione culturalmente rilevante, piuttosto che dalla sua effettiva utilità o qualità.

Se da un lato questa dinamica ha permesso ai brand di instaurare un rapporto più emotivo con il consumatore, dall’altro ha generato il rischio di una perdita di ancoraggio alla realtà. Quando il valore di un prodotto è interamente dipendente dal discorso che lo circonda, si crea una fragilità intrinseca: se la narrazione perde di credibilità, il prodotto stesso può risultare privo di significato.

Dal branding spettacolarizzato al marketing esperienziale senza sostanza

L’evoluzione del marketing postmoderno ha portato alla crescente teatralizzazione del consumo. Il branding non si limita più a differenziare un prodotto, ma diventa un esercizio di costruzione di identità fittizie, dove il valore percepito dipende più dalla capacità di creare un immaginario coinvolgente che dall’effettiva qualità dell’offerta.

Un esempio emblematico è il marketing esperienziale, che punta a trasformare il consumo in un evento immersivo. Sebbene questa strategia possa rafforzare il legame con il consumatore, in alcuni casi si riduce a una spettacolarizzazione fine a se stessa, dove l’esperienza diventa un’attrazione temporanea senza un reale legame con il prodotto. Quando l’evento si esaurisce, resta solo una sensazione effimera, priva di sostanza.

I limiti del postmodernismo nel marketing

L’approccio postmoderno al marketing, basato sulla costruzione di narrazioni e sull’iperrealtà, ha permesso ai brand di instaurare un rapporto emotivo e simbolico con i consumatori. Tuttavia, questa stessa strategia ha iniziato a mostrare i suoi limiti. L’eccesso di artificiosità, la saturazione di immagini e significati e l’iper-personalizzazione hanno generato nuove forme di scetticismo e disillusione nei consumatori.

La crisi dell’autenticità

Negli ultimi anni, i consumatori hanno sviluppato una crescente sensibilità nei confronti della trasparenza e della coerenza dei brand. La diffusione dei social media e l’accesso immediato alle informazioni hanno reso più facile smascherare narrazioni forzate o incoerenti con la realtà aziendale.

Molti brand, per distinguersi, hanno costruito identità basate su valori etici, sostenibilità o artigianalità, ma in alcuni casi queste affermazioni si sono rivelate prive di fondamento. Il fenomeno del greenwashing, ad esempio, ha portato a una crescente sfiducia nei confronti delle aziende che promuovono un’immagine ecologica senza un reale impegno ambientale. Lo stesso vale per il brand activism, laddove le aziende sposano cause sociali più per opportunità di mercato che per reale convinzione.

Questa crisi di autenticità ha portato i consumatori a essere più selettivi e critici. Piuttosto che lasciarsi persuadere da narrazioni generalizzate, sempre più persone cercano prove concrete dell’integrità di un brand, valutando non solo il messaggio pubblicitario, ma anche le azioni effettive dell’azienda.

La saturazione della simulazione

Un altro limite del postmodernismo nel marketing è la crescente saturazione di immagini e simboli che cercano di costruire significati intorno ai prodotti. In un contesto in cui ogni brand cerca di raccontare una storia, di creare un’esperienza immersiva e di differenziarsi attraverso la narrazione, i consumatori si trovano di fronte a un sovraccarico di stimoli.

Questa iper-produzione di significati ha due effetti principali:

  1. L’indifferenza selettiva: di fronte a un eccesso di storytelling e messaggi pubblicitari, i consumatori sviluppano una resistenza naturale, filtrando le informazioni e ignorando i messaggi che percepiscono come eccessivamente costruiti.
  2. La perdita di valore della comunicazione di marca: quando tutti i brand cercano di posizionarsi come unici e autentici attraverso narrazioni elaborate, il risultato è una sorta di omologazione, dove tutte le storie finiscono per assomigliarsi e perdere di impatto.

La conseguenza di questa saturazione è una maggiore difficoltà nel creare un legame duraturo con il consumatore. Se in passato la costruzione di un’identità simbolica poteva essere un vantaggio competitivo, oggi rischia di trasformarsi in un elemento di fragilità, poiché i consumatori sono sempre più attenti a distinguere tra ciò che è autentico e ciò che è costruito a fini commerciali.

L’iper-personalizzazione come illusione

Con l’avvento del marketing digitale e dell’intelligenza artificiale, le strategie di personalizzazione si sono evolute fino a raggiungere livelli senza precedenti. Ogni interazione online genera dati che vengono utilizzati per creare esperienze su misura, con messaggi, offerte e contenuti iper-targetizzati. Tuttavia, questa iper-personalizzazione presenta alcune criticità.

In primo luogo, l’eccessiva segmentazione del pubblico può portare a una frammentazione dell’identità del consumatore. Se ogni individuo viene raggiunto con messaggi diversi in base ai suoi dati comportamentali, si rischia di creare un’esperienza incoerente, in cui il brand si adatta continuamente alle preferenze del singolo senza mantenere una propria identità forte e riconoscibile.

In secondo luogo, la personalizzazione estrema può generare un effetto di filtro cognitivo, in cui il consumatore riceve solo contenuti che confermano le sue preferenze e abitudini passate. Questo non solo limita la scoperta di nuove esperienze e prodotti, ma può anche ridurre la capacità del brand di proporre innovazione e cambiamento.

Infine, la crescente consapevolezza degli utenti riguardo alla raccolta e all’utilizzo dei dati personali sta portando a una maggiore diffidenza nei confronti delle strategie di personalizzazione. Preoccupazioni legate alla privacy e alla trasparenza nel trattamento dei dati stanno spingendo sempre più consumatori a rifiutare il tracking e a cercare interazioni più spontanee e meno algoritmiche con i brand.

Verso un nuovo paradigma: realtà, autenticità e valore

L’evoluzione del marketing negli ultimi decenni ha reso evidente la necessità di un cambiamento di paradigma. Se il postmodernismo ha enfatizzato la costruzione di significati e la fluidità delle identità di marca, oggi emergono segnali chiari di una domanda crescente di autenticità, concretezza e coerenza. I consumatori non si accontentano più di narrazioni persuasive, ma cercano prove tangibili della qualità e dell’integrità dei prodotti e delle aziende. Questo nuovo approccio impone una riflessione su come il marketing possa rispondere alle esigenze di un pubblico più consapevole, superando le logiche della pura costruzione simbolica.

Il ritorno alla concretezza

Uno dei segnali più evidenti di questo cambiamento è la crescente attenzione alla qualità tangibile dei prodotti e alla trasparenza aziendale. In un mercato in cui le narrazioni possono essere facilmente messe in discussione, il valore reale di un prodotto diventa un elemento distintivo e competitivo.

Le aziende che hanno costruito il loro successo sulla concretezza e sulla coerenza tra valori dichiarati e pratiche aziendali stanno emergendo come modelli di riferimento. Un caso emblematico è quello di Patagonia, che ha fondato la propria strategia su una combinazione di qualità del prodotto, sostenibilità ambientale e trasparenza radicale. A differenza di molti brand che utilizzano la sostenibilità come semplice strumento di marketing, Patagonia ha adottato politiche concrete, come la riparazione gratuita dei capi e l’invito ai consumatori a ridurre gli acquisti superflui.

Un fenomeno analogo si osserva nel crescente successo delle aziende artigianali e locali, che enfatizzano la qualità dei materiali, la tracciabilità della filiera produttiva e il valore del lavoro manuale. In questi casi, la narrazione non è costruita artificialmente, ma emerge direttamente dall’esperienza concreta del prodotto e dal rapporto di fiducia tra azienda e consumatore.

Questo ritorno alla concretezza non implica un rifiuto della comunicazione di marca, ma richiede una maggiore attenzione all’allineamento tra il messaggio e la realtà del prodotto. Il marketing non deve più limitarsi a creare aspettative simboliche, ma deve riuscire a trasmettere il valore reale di ciò che viene offerto.

Esperienza autentica vs. esperienza costruita

Il marketing esperienziale, nato con l’obiettivo di coinvolgere emotivamente il consumatore, si trova oggi di fronte a una sfida cruciale: come garantire che l’esperienza proposta sia autentica e non una semplice messa in scena?

Negli ultimi anni, molte aziende hanno puntato sulla creazione di eventi immersivi, spazi interattivi e narrazioni coinvolgenti per rafforzare il legame con il proprio pubblico. Tuttavia, quando queste esperienze risultano disconnesse dalla realtà del prodotto o dell’azienda, rischiano di generare un senso di artificiosità. Il valore di un’esperienza non risiede nella sua spettacolarità, ma nella sua capacità di creare un legame genuino tra il consumatore e il brand.

Un esempio di esperienza autentica è rappresentato dai workshop e dalle visite in azienda offerti da molti brand artigianali e del settore alimentare. In questi casi, il consumatore non partecipa a una simulazione, ma ha un contatto diretto con i processi produttivi, comprendendo il valore reale del prodotto.

La chiave per un marketing esperienziale autentico è la coerenza tra brand, prodotto e narrazione. Un’esperienza di marca non deve essere costruita come un evento isolato, ma deve riflettere fedelmente i valori e la qualità del prodotto. Solo in questo modo il marketing può trasformarsi in un ponte tra il consumatore e la realtà dell’azienda, anziché in un semplice strumento di intrattenimento.

L’identità oltre la fluidità postmoderna

Uno degli elementi centrali del postmodernismo è stata la fluidità delle identità, sia individuali che di marca. Se da un lato questa caratteristica ha permesso ai brand di adattarsi rapidamente ai cambiamenti culturali e di mercato, dall’altro ha generato il rischio di un’eccessiva volatilità. Un marchio che modifica costantemente il proprio posizionamento per inseguire le tendenze rischia di perdere riconoscibilità e credibilità nel lungo termine.

In risposta a questa dinamica, molte aziende stanno riscoprendo il valore della continuità e della coerenza identitaria. Questo non significa resistere al cambiamento, ma trovare un equilibrio tra adattabilità e solidità. Un brand efficace deve essere in grado di evolversi senza perdere il proprio carattere distintivo.

Un esempio significativo è rappresentato dal concetto di heritage marketing, che valorizza la storia e la tradizione di un’azienda come elemento di autenticità. Marchi come Barbour, Rolex o Ferrari hanno costruito la loro identità su una continuità storica che conferisce ai loro prodotti un valore che va oltre la semplice funzionalità. In questi casi, il passato non è un ostacolo all’innovazione, ma una risorsa per rafforzare l’identità del brand.

Questo approccio è particolarmente efficace in un’epoca in cui i consumatori cercano riferimenti stabili e affidabili. La memoria storica di un brand può rappresentare un elemento di fiducia e di appartenenza, capace di distinguere l’azienda in un mercato sempre più frammentato.

Filosofie per un marketing post-postmoderno

Il superamento del postmodernismo nel marketing non si limita a una semplice correzione di rotta, ma implica una ridefinizione profonda dei principi su cui si fondano le strategie di comunicazione e di valore. Se il postmodernismo ha enfatizzato il relativismo, la fluidità e la costruzione sociale del significato, il marketing di domani ha bisogno di ancorarsi a riferimenti più solidi. Per farlo, può trarre ispirazione da alcune correnti filosofiche che offrono una prospettiva più oggettiva, orientata alla realtà e alla ricerca di un senso più profondo.

Realismo critico e oggettività: il valore oltre la costruzione sociale

Uno degli assunti fondamentali del postmodernismo è che il valore dei prodotti sia interamente costruito socialmente attraverso il linguaggio, la cultura e le dinamiche di mercato. Tuttavia, il realismo critico, una corrente filosofica sviluppata da autori come Roy Bhaskar, suggerisce che, pur riconoscendo il ruolo della percezione e della narrazione, esistano aspetti oggettivi della realtà che influenzano il valore di un prodotto o servizio.

In ambito marketing, questo significa riconoscere che la qualità di un prodotto, la sua funzionalità, la sua sostenibilità ambientale o la sua durata nel tempo non sono solo costruzioni simboliche, ma elementi reali che incidono sull’esperienza del consumatore. Un brand che si fonda esclusivamente su narrazioni persuasive senza una reale sostanza rischia di perdere credibilità nel lungo periodo.

Il realismo critico suggerisce un approccio più equilibrato, in cui il marketing non si limita a costruire significati, ma valorizza anche le caratteristiche intrinseche dei prodotti e il loro impatto concreto sulla vita delle persone. Questo implica un ritorno a metriche misurabili di qualità, trasparenza nei processi produttivi e un maggiore rispetto per la realtà materiale delle cose.

L’etica aristotelica e il concetto di “telos”: il marketing con uno scopo

Aristotele introduce il concetto di telos, ovvero il fine ultimo di ogni attività umana. Nel contesto del marketing, questo principio invita a una riflessione più profonda sul ruolo delle imprese nella società: un’azienda non dovrebbe esistere solo per vendere prodotti, ma per contribuire al benessere collettivo in modo significativo.

In questa prospettiva, il marketing non è solo un mezzo per persuadere i consumatori, ma uno strumento per creare valore reale e orientare la produzione e il consumo verso obiettivi più elevati. Questo approccio è visibile nelle imprese che adottano modelli di business responsabile, in cui la crescita economica è bilanciata da considerazioni etiche e sociali.

Adottare il concetto di telos nel marketing significa anche spostare l’attenzione dalla pura competizione di mercato alla ricerca di un impatto positivo. Ciò può tradursi in una maggiore attenzione alla sostenibilità, alla giustizia sociale e all’innovazione orientata al miglioramento della qualità della vita. In questo senso, le aziende non sono più semplici entità economiche, ma attori che contribuiscono alla costruzione di una società più equilibrata e armoniosa.

L’idea di “verità pratica” di Heidegger: il marketing come esperienza autentica

Martin Heidegger introduce il concetto di verità come aletheia, ovvero svelamento della realtà attraverso l’esperienza diretta. Questo principio può offrire una chiave di lettura innovativa per il marketing, suggerendo che il valore di un prodotto o di un brand non dovrebbe essere costruito artificialmente, ma emergere dalla sua interazione autentica con il mondo.

In un’epoca in cui i consumatori sono sempre più scettici nei confronti delle narrazioni forzate, il marketing può trarre ispirazione da Heidegger per creare esperienze che non siano semplici rappresentazioni, ma occasioni reali di scoperta e di relazione con il prodotto.

Un esempio di questa filosofia applicata si può osservare nelle aziende che puntano su esperienze dirette e trasparenti, come i brand che aprono le porte dei loro stabilimenti produttivi per mostrare senza filtri il processo di creazione dei loro prodotti. Questo approccio non solo rafforza la fiducia del consumatore, ma permette di trasformare l’atto di acquisto in un’esperienza di conoscenza e consapevolezza.

L’idea di verità pratica implica anche che il valore di un prodotto non sia determinato solo dalla comunicazione, ma dall’effettiva esperienza che il consumatore ha con esso. In questa prospettiva, il marketing non deve più concentrarsi sulla costruzione di immagini perfette, ma sulla facilitazione di esperienze autentiche che permettano alle persone di scoprire il valore del prodotto in modo diretto e concreto.

Il minimalismo e il ritorno all’essenziale

Un’altra corrente di pensiero che può guidare il marketing post-postmoderno è il minimalismo, inteso non solo come estetica, ma come filosofia di riduzione dell’eccesso per concentrarsi su ciò che è realmente importante. Questo principio si oppone alla logica del consumismo esasperato e invita le aziende a proporre prodotti e servizi che abbiano un valore duraturo, riducendo la complessità e l’effimero.

Il minimalismo applicato al marketing significa:

  • Comunicazione essenziale e trasparente: evitare messaggi ridondanti o esagerati, puntando su una comunicazione chiara, onesta e diretta.
  • Prodotti di qualità e lunga durata: promuovere beni che resistono nel tempo, piuttosto che soluzioni basate sull’obsolescenza programmata o su mode passeggere.
  • Riduzione della sovrapproduzione di contenuti e stimoli pubblicitari: limitare l’eccesso di messaggi promozionali per concentrarsi su contenuti realmente significativi.

Molti brand di successo stanno già adottando questa filosofia. Aziende come Muji e Apple puntano su un design essenziale e una comunicazione minimalista, mentre il movimento della slow fashion propone una produzione più sostenibile, basata sulla qualità piuttosto che sulla quantità.

Il minimalismo nel marketing non significa banalizzare o impoverire la comunicazione, ma riportarla a un livello di maggiore autenticità e significato. In un’epoca di sovraccarico informativo, la capacità di concentrarsi sull’essenziale può diventare un vero vantaggio competitivo.

Conclusione

Negli ultimi decenni, il marketing ha attraversato una fase di profonda trasformazione, passando da un modello basato sulla funzionalità del prodotto a uno incentrato sulla costruzione di significati e narrazioni. Il postmodernismo ha contribuito a questa evoluzione, enfatizzando la fluidità dei simboli, la centralità della percezione e il ruolo delle costruzioni sociali nel determinare il valore dei prodotti. Tuttavia, questa stessa prospettiva ha generato una serie di criticità, tra cui la crisi dell’autenticità, la saturazione della simulazione e la frammentazione dell’identità del consumatore.

Oggi, il marketing si trova di fronte a una nuova sfida: superare i limiti del postmodernismo recuperando il valore della realtà, della concretezza e della coerenza. Questo non significa abbandonare del tutto il potenziale della narrazione o dell’esperienza, ma ripensarli in modo che siano radicati in elementi tangibili e verificabili.

Il futuro del marketing: autenticità e valore concreto

Il marketing del futuro dovrà basarsi su principi più solidi e orientati alla creazione di un valore reale per il consumatore. Alcuni dei cambiamenti più significativi che stanno emergendo includono:

  • Una maggiore enfasi sulla qualità e sulla trasparenza: i consumatori cercano prodotti che offrano un valore tangibile e verificabile, e le aziende dovranno rispondere con una maggiore apertura sui processi produttivi, i materiali utilizzati e l’impatto ambientale e sociale delle loro attività.
  • Esperienze autentiche e non forzate: il marketing esperienziale continuerà a essere rilevante, ma dovrà evolversi per offrire interazioni che siano realmente significative, evitando l’effetto di mera spettacolarizzazione.
  • Un equilibrio tra innovazione e tradizione: il successo di molte aziende dimostra che il futuro non è necessariamente in opposizione al passato. La valorizzazione della storia e della continuità identitaria può rappresentare un fattore distintivo in un mercato sempre più frammentato.
  • Un uso più consapevole della tecnologia e della personalizzazione: sebbene l’intelligenza artificiale e i big data abbiano trasformato il marketing, la personalizzazione estrema dovrà essere gestita con attenzione per evitare il rischio di frammentazione dell’identità del consumatore e il conseguente effetto di alienazione.

Questi fattori indicano che il marketing dovrà abbandonare le strategie basate esclusivamente sulla creazione di immagini e simulacri per abbracciare un approccio che integri comunicazione e realtà in modo più armonico.

Una chiamata all’azione per i marketer

Per i professionisti del marketing, questo nuovo paradigma rappresenta un’opportunità per ripensare il proprio ruolo e il proprio impatto sulla società. Costruire strategie che abbiano un significato reale significa andare oltre il concetto di semplice persuasione e assumersi la responsabilità di creare valore autentico.

Alcune linee guida fondamentali per un marketing più concreto e significativo includono:

  • Coerenza tra messaggio e realtà: ogni promessa fatta al consumatore deve avere un riscontro concreto nella qualità del prodotto o del servizio offerto.
  • Riduzione dell’eccesso comunicativo: in un contesto di sovraccarico informativo, la chiarezza e la sintesi diventano elementi fondamentali per distinguersi.
  • Centralità dell’esperienza diretta: piuttosto che costruire narrazioni astratte, le aziende dovrebbero favorire il contatto diretto tra consumatori e prodotti, permettendo loro di verificare in prima persona il valore dell’offerta.
  • Un approccio etico e responsabile: il marketing non può più essere unicamente orientato alla massimizzazione del profitto, ma deve considerare il suo impatto sociale e ambientale, contribuendo a una cultura del consumo più consapevole.

Il marketing post-postmoderno non è un ritorno al passato, ma una sintesi tra le lezioni apprese dall’era postmoderna e la necessità di recuperare un legame più forte con la realtà. Le aziende che sapranno adattarsi a questo cambiamento avranno un vantaggio competitivo significativo, costruendo relazioni più solide e durature con i loro consumatori.

In definitiva, il futuro del marketing appartiene a chi saprà integrare autenticità, valore concreto ed esperienza reale, trasformando la comunicazione in un ponte verso la sostanza e non solo in un gioco di percezioni.

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