Fa caldo, questo è un fatto. Lo so che siamo in estate e – ok, lo ammetto – non è la mia stagione preferita, ma fa dannatamente caldo. E non è una percezione soggettiva. Ci sono dati allarmanti, a cominciare dalla situazione idrica in Italia, come descritto bene in questo articolo di Lifegate: www.lifegate.it/manca-lacqua-inizia-il-razionamento-mentre-i-raccolti-sono-a-rischio.
Cambiamenti climatici
Le evidenze sui cambiamenti climatici sono ormai universalmente riconosciute dalla comunità scientifica, al netto dei soliti bastian contrari che in buona o cattiva fede sfruttano l’effetto Dunning-Kruger per cercare il proprio pubblico. Eppure il grafico della NASA qua sotto dimostra chiaramente come la CO2 atmosferica sia aumentata notevolmente dalla rivoluzione industriale rispetto alle misurazioni paleoclimatologiche negli ultimi 800.000 anni.
Cogliere le opportunità
La situazione è seria, ma ogni crisi presenta anche delle opportunità. Soprattutto per chi sa coglierle, uscendo da schemi che ormai sono obsoleti. Ecco perché la ricerca di uno sviluppo sostenibile, oltre a essere un imperativo etico, può diventare un drive di crescita significativa per le aziende. Certo, questo comporta un consistente costo iniziale: McKinsey, per esempio, ha stimato che il raggiungimento dell’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 richiederebbe una spesa in conto capitale di 3,5 trilioni di dollari all’anno in più rispetto a quanto viene speso ora (www.mckinsey.com/business-functions/sustainability/our-insights/the-net-zero-transition-what-it-would-cost-what-it-could-bring), per un totale di 9,2 trilioni di dollari all’anno. Tuttavia i benefici non sarebbero misurati solo da un punto di vista etico, ma anche economico. Molti investimenti avrebbero profili di rendimento positivi e non dovrebbero essere visti come semplici costi. L’innovazione tecnologica, inoltre, potrebbe ridurre i costi in conto capitale per le tecnologie green più velocemente del previsto.
Cosa si intende per sviluppo sostenibile?
Per sviluppo sostenibile si intende “uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri” ed esiste all’intersezione di tre istanze: sostenibilità economica (la capacità di garantire efficienza economica e reddito per le imprese e di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione), sostenibilità sociale (la capacità di garantire la qualità della vita e le condizioni di benessere umano legate a sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia, equamente distribuite per classi e genere) e sostenibilità ambientale (la capacità di mantenere la qualità, la riproducibilità e la disponibilità delle risorse naturali). È necessario che le imprese trovino soluzioni innovative che permettano di coniugare crescita economica, sviluppo sociale e salvaguardia del patrimonio naturale.
Implementare una strategia
Affinché questo sviluppo si compia, è necessario sviluppare una strategia, renderla operativa e portare nuove offerte sul mercato in modo più efficace per sbloccare la crescita dei profitti. Questo processo passa inevitabilmente per un adeguamento dei modelli di business, con azioni mirate ad aumentare il valore del marchio e il miglioramento delle competenze dei team. Ma non solo. Le aziende dovranno curare maggiormente anche la catena del valore, guardando non solo “in casa propria”, ma chiedendo un adeguamento degli standard anche ai propri clienti e partner. A questo scopo, la trasformazione digitale si rivela un grande alleato: reti mobili ad alta velocità, IoT, Intelligenza Artificiale, calcolo cognitivo e cloud permettono di sostenere il processo decisionale e sviluppare innovazione.
“La sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale” asserisce Stefano Epifani – Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale – secondo il quale, la tecnologia è vista infatti come un elemento centrale nella matrice dell’innovazione. Dal punto di vista sistemico va utilizzata come strumento a supporto delle scelte ambientali, economiche e sociali che dovremo affrontare nel tempo.
Maggiore sensibilità alla sostenibilità
La pandemia di COVID-19 ha contribuito a fare accrescere negli italiani la consapevolezza della crisi ambientale, orientando le scelte dei consumatori in un’ottica di maggiore sostenibilità: è quanto emerge dalla ricerca “Le Sfide della Sostenibilità Digitale” realizzata da Ipsos e commissionata da Maker Faire Rome e UniCredit. La sostenibilità influenza la scelta dei consumatori italiani: secondo il 37% degli intervistati, la presenza di prodotti che non danneggiano l’ambiente può cambiare l’immagine che si ha di un marchio o di un’azienda. Sostenibilità che è intesa nell’accezione più ampia e quindi non tralascia l’impatto sulla società. Per il 31% degli intervistati, infatti, la percezione di un’azienda o di un brand cambia in relazione ai benefici offerti ai dipendenti, mentre per il 29% è importante che si offra un ambiente sicuro dove fare shopping. Il 48% degli intervistati in Italia ritiene che migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti sia un’azione essenziale al miglioramento della società, mentre per il 50% le grandi aziende dovrebbero migliorare la sicurezza e la salute dei lavoratori.
Importante, secondo gli intervistati, la riduzione dell’impatto ambientale derivante dallo smart working (abbastanza o molto alto per il 95% degli intervistati) e dell’Internet of Things nel ridurre i consumi elettrici domestici (90%). Cruciale, infine, è il ruolo assegnato all’Intelligenza Artificiale (AI) nell’affrontare le sfide della rivoluzione green: secondo l’86% degli intervistati l’AI ha un impatto abbastanza alto o molto alto nel ridurre l’uso delle risorse, percentuale che scende all’84% nello sviluppo dell’economia circolare e al 79% nel ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura.
Lungimiranza è la parola chiave. Alla base di questo approccio c’è necessariamente un cambiamento culturale: in ottica aziendale, il paradigma non può più essere “cosa ci inventiamo per aumentare i profitti”, ma “come possiamo rendere la nostra azienda sostenibile, modernizzarne i processi, migliorare la qualità della vita dei lavoratori e aumentare il valore del nostro brand”. Innescare, cioè, un circolo virtuoso di cui i profitti sono una naturale conseguenza.
È importante non considerare la transizione solo come onerosa; la necessaria trasformazione economica non solo creerà opportunità economiche immediate, ma aprirà anche la prospettiva di un’economia globale radicalmente trasformata con costi energetici inferiori e numerosi altri vantaggi.